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Qui parliamo di tutto quello che di curioso e di interessante si trova sul web.
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 : Sagra del pane a villaurbana: dai google che ce la fai!
Inviato da Francesco Urru il 1/10/2012 22:00:00 (1921 letture)

I miei giovani compaesani si lamentano spesso scherzosamente del fatto che il motore di ricerca mondiale Google digitando la frase sagra del pane, non mette ai primi posti tra i suoi risultati la sagra del pane fatto in casa di Villaurbana, in programma l'ultimo fine settimana di Ottobre cioè il 27 e 28 Ottobre 2012.
Io per consolarli un pochino ho fatto notare che inserendo la frase "pane fattu in domu" siamo ai primi posti tra i risultati della ricerca, ma con la frase "Sagra del Pane" cosi generica si parla di noi Villaurbanesi forse dopo dieci pagine di risultati, non perchè il nostro pane fatto in casa, quello di Villaurbana, sia meno buono degli altri pani oggetto di Sagra, ma solo a causa della lingua utilizzata per la promozione dell'evento; avendo noi Villaurbanesi privilegiato anche negli anni scorsi la dicitura "Sagra de Su Pani Fattu in Domu,"oggi il motore di ricerca stenta a riconoscerci come quelli che fanno la Sagra del Pane fatto in Casa.
I ragnetti informatici di Google (crawl) potranno anche avere difficoltà
a riconoscere "Prezzidas", "Tureddus", "Coccois" e "Civraxius"
come forme di "pane fatto in casa" da gustare in occasione della quindicesima sagra del pane fatto in casa denominata "Sagra de Su Pani Fattu in Domu",
ma vi posso assicurare che se sabato 27 e domenica 28 venite a Villaurbana,
i vostri eventuali dubbi sulla bontà del pane fatto in casa di Villaurbana
svaniranno come nebbia al sole.

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 : Nuovo sito sulla Flora della Sardegna
Inviato da Francesco Urru il 23/2/2012 18:48:36 (2294 letture)

Sono felice di segnalarvi un nuovo sito web (ancora in piena lavorazione) sulla flora della Sardegna.
http://www.sardegnaflora.it
Dateci uno sguardo e non ve ne pentirete!

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 : Le competenze elettive di Gianni Agnesa
Inviato da Francesco Urru il 15/4/2011 11:53:03 (2607 letture)


Dal sito Sardegna Democratica leggo e vi riporto quando segue, sperando che sia per tutti spunto di riflessioni ed analisi anche per il nostro piccolo paesino.
Le competenze elettive di Gianni Agnesa
Fare il consigliere comunale è un compito complesso e difficile. Richiede competenze rare da trovare, difficili da sviluppare. Gli amministratori sono chiamati a svolgere un ruolo sempre più attivo di mediazione e combinazione tra interessi generali e locali, pubblici e privati, delle imprese e dei cittadini.


Si tratta di essere capaci di programmare -in modo strategico si dice- come risposta alle sfide della complessità e della globalizzazione, da una parte, e alle ambizioni e alle aspirazioni dei residenti, dall’altra.


Occorrono dunque politici davvero competenti: per capire ad esempio se il volume delle nuove abitazioni previsto sia congruente rispetto al numero di case inutilizzate; se un settore innovativo (o tradizionale) possa essere davvero trainante o meno; se un’attrezzatura culturale riqualifichi il paesaggio o lo deturpi; se la presenza di persone provenienti da altri Paesi e da altre culture possa essere una minaccia o un’opportunità favorita da semplici accorgimenti sensibili alle loro sensibilità o esigenze.


E le valutazioni, oltre che essere azzeccate, devono essere secondo le norme, centrate da un punto di vista economico e sostenibili da un punto di vista ambientale. Il nuovo sviluppo o, come dicono gli inglesi, il place-shapping, influenza il carattere di un luogo. E’, infatti, per definizione un’azione connotante, ed essendo un processo di profonda trasformazione, la riconfigurazione strategica va fatta, ma deve essere attentamente programmata e gestita.


Pianificazione competitiva, ambientale e strategica, non è solo una bella idea, e non è nemmeno una scelta facoltativa. E’ una modalità di fare politica inderogabile.
Cambia dunque radicalmente il paradigma del consigliere comunale tradizionale, quello cioè di una figura “piantata” nella tradizione del piccolo cabotaggio, magari conoscitore della macchina amministrativa, dei suoi meandri e delle sue prassi imperscrutabili, autorizzato a servirsi della delega politica per agire secondo intuizioni improvvisate, per favori personali o più spesso per logiche di parte.


Il “nuovo” amministratore locale deve essere una persona appassionata, dinamica, empatica, abituata a lavorare “in rete”. Deve essere un abile animatore di comunità, responsabilmente multiculturale ed efficacemente plurilingue, abitante di uno spazio che varca (virtualmente) i continenti, ma che riconosce le specificità locali. Esperto di benchmarking e capace di interpretare esigenze molto differenziate, di cui fare sintesi, dimostrando visione e spirito di rischio.


Non è un caso se il limite di età sia stato portato a 18 anni. Ma purtroppo con pochi effetti di rinnovamento.
Uno studio molto accurato dell’agenzia per il Governo locale dell’Inghilterra e Galles ha elaborato un kit-tool, per selezionare e formare la nova generazione di councillor di Contee, Distretti e Ward.


Sono indicate sei competenze chiave, considerate distintive per il consigliere “comunale”:


1. Capacità di Leadership
• Sa impegnarsi con entusiasmo ed empatia, per imparare, capire e agire su temi di interesse locale. E’ un punto di riferimento, sa essere autorevole, sceglie e media in modo corretto e costruttivo, incoraggiando la fiducia nella rappresentanza in tutti i settori della comunità.


2. Lavoro in partnership
• Costruisce rapporti positivi, ottenendo apprezzamento e fiducia. Sviluppa l’inclusione, lavorando in modo collaborativo per raggiungere gli obiettivi. Mantiene la calma e l’attenzione, riconosce quando delegare o fornire supporto, ed è in grado di avere una visione a lungo termine anche nello sviluppo dei partenariati.


3. Capacità di comunicazione
• Ascolta con sensibilità, usa un linguaggio appropriato e verifica la comprensione. Comunica regolarmente con individui e gruppi della comunità, scrive con chiarezza e parla disinvoltamente in pubblico e si avvale della stampa in modo etico e imparziale, perché le persone siano davvero informate.


4. Comprensione del ruolo politico
• Conosce le potenzialità e i confini del suo operato. Agisce eticamente, con coerenza e integrità. Comunica valori e, nei processi decisionali, rappresenta punti di vista di gruppi differenti. Sa uscire fuori dagli schemi, senza compromettere i valori o la moralità.


5. Oggettività e grinta
• Agisce come un “amico critico”, con autonomia di giudizio. Ricerca costantemente opportunità e si batte per il suo territorio. Opera un controllo sull’efficacia delle azioni avviate e le giudica, fornendo feedback costruttivi. Analizza le informazioni in modo rapido e presenta gli argomenti in modo conciso, significativo e facilmente accessibile


6. Regolazione e controllo
• Comprende ed esegue le funzioni che gli competono, seguendo le procedure e il protocollo, valutando gli argomenti e prendendo decisioni che ponderano bisogni pubblici e politiche locali. Assicura il progresso attraverso il monitoraggio e intervenendo dove necessario.


Il kit si conclude con un’avvertenza e un test. L’avvertenza è che nessun consigliere possiede probabilmente in modo eccellente tutte le competenze. Il test consente un bilancio delle competenze. Se è negativo il suggerimento del Local Governemet agli aspiranti consiglieri è quello di dedicarsi ad altro.

Sarebbe stato interessante sperimentare l’illuminata esperienza inglese anche nella “Capitale del Mediterraneo” per comporre le liste dei candidati. Non ora naturalmente, che la bagarre è ormai chiusa. Ma due, tre anni fa, per orientare e scegliere dei consiglieri motivati e competenti, ma soprattutto un gruppo o meglio una squadra competente. Se c’è la volontà, abbiamo tempo per la prossima volta.


*Il testo è un estratto ricavato da Gianni Agnesa dall’articolo " Political framework Skills: a kit tooll for local councillor" edito da LG-ID




13/04/201
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 : Una recensione ed un ritratto che meritano spazio:Antioco Zucca filosofo sconosciuto
Inviato da Francesco Urru il 12/12/2010 10:10:12 (3509 letture)


Grazie all'archivio online dell'Unione Sarda vi posso riproporre la recensione che venne fatta il 15 Novembre 1994 del Libro di Prof. Antonio Pinna "Antioco Zucca un filosofo sconosciuto". Il libro in quei giorni era fresco di stampa, ma a 16 anni di distanza, quanto scritto in questo articolo mantiene inalterato il suo valore non avendo i fatti successivi tolto valore ad un rigo di quanto esposto.
" Martedì 15 novembre 1994
E' molto difficile in Sardegna entrare nella letteratura, che vuol dire poi precisamente e niente di più che essere proposti per essere letti. Per farci capire subito a proposito dell'accusa di chiusura che muoviamo alla cultura dei sardi, citiamo due casi esemplari: quello di Giaime Pintor (1919-1943) e quello di Francesco Alziator (1909-1977). Il primo è un testimone nobilissimo -con Sangue d'Europa - della tragedia di una generazione oppressa dalla dittatura e conquistata alla democrazia della Resistenza. Il secondo è un piacevolissimo 'narratore' di un tema, quello urbano, quasi assente nella cultura sarda.
Perché riesce tanto difficile il loro 'sdoganamento'? Per due ordini di ragioni. Perché siamo prigionieri dei generi letterari, e qui da noi non si è 'scrittori' se non si scrivono romanzi o poesie.
Perché, ancora, se uno compie il fallo di mettere il piede fuori dall'isola, e di sentire europeisticamente e cosmopoliticamente, come accade a Pintor, è perduto per sempre. Solo si salvano qualche volta, quelli che ritornano e rimettono il piede a casa. A Giaime non accadde, perché andò a morire cinquant'anni fa per la libertà d'Italia. Questa sorte, che abbiamo disegnato, e che comporta uno 'sdoganamento' impossibile, la conobbe Antioco Zucca (1870-1960), perché se di poesie anche ne scrisse non erano in limba ed erano invece filosoficosatiriche, e soprattutto fu un filosofo, anzi l'unico filosofo che abbia avuto in tutti i tempi la cultura isolana. E per giunta un filosofo non di provincia, ma le cui opere ebbero un'eco nazionale ed europea, anzi mondiale. Lo testimonia anche il pacco (custodito nella Biblioteca comunale di Oristano), di lettere e di messaggi, scambiati con Ernst Haeckel, Roberto Ardigò, Paolo Orano, Filiberto Farci, Gonario Pinna, Bernardino Varisco, Giacomo Zanella, Grazia Deledda, Ada Negri. Ci sono forse anche giustificazioni del silenzio che egli ancora patisce. Zucca era un uomo schivo e dalla nativa Villaurbana nei suoi lunghi soggiorni per gli studi a Santulussurgiu, Cagliari, Bologna (dove conobbe Giosué Carducci, Enrico Panzacchi, Olindo Guerrini) e Roma (dove frequentò Antonio Labriola), e per l'insegnamento a Chiari (Brescia), Bari, Cagliari, Roma, portò il gusto di una vita appartata ed austera. La vita morale non aveva bisogno di adattarla a un credo e il suo ateismo è il frutto del razionalismo rigoroso a cui si votò. Anche la scelta politica passò attraverso quel setaccio stretto e spietato.
La sua fu una marcia lunga e faticosa verso il socialismo, a cui l'attrasse non tanto l'ala estrema di Felice Cavallotti quanto quella sindacale-sorelliana. E rimanendo sostanzialmente apartitico, rinunciando all'inizio del secolo a qualsiasi candidatura, e partecipando nel 1948 alla battaglia del Blocco del Popolo, che intese come valido oppositore laico al clericalismo della Democrazia Cristiana. Ma senza conoscere intolleranza, e cercando vanamente di abboccarsi più a lungo con Padre Lombardi, «il megafono di Dio», che quando lo incontrava, in fuga, gli diceva: «Ho sempre il suo libro sul tavolo, ma senta, professore, Dio esiste, Dio esiste». La sua filosofia frastagliata e talvolta contraddittoria, raccolta tutta in due libri(L'uomo e l'infinito, 1994, e I rapporti tra l'individuo e l'universo, 1937), si innesta nel positivismo di Roberto Ardigò, ma passando dal momento distruttivo che aveva conosciuto fino ad allora a quello della ricostruzione. L'universo infinito taglia fuori, ancora in Zucca, tutta la realtà ideale, ma diventando la base del suo monismo si arricchisce di psichicità.
Tutte le creature sentono, seppure diversamente, e «consonano» insieme. I mondi si popolano tutti, nessuna creatura muore realmente e dura nella realtà perenne dell'universo. La fraternità fra gli uomini di questo mondo e degli altri mondi abitati è il messaggio di Zucca che dura ancora e la scoperta recente di un gene unico della vita risalente a milioni e milioni di anni fa gli dà ragione. D'altronde sono veramente gli scienziati piuttosto che i filosofi ad essere stati dalla sua parte.
In particolare Camille Flammarion (1842-1925) che gli trasmise il fascino dell' astronomia astronomia. Dalla lucidità discende la sua 'religione'. Il Dio non è trascendente, né è il Deus absconditus del Cristianesimo, è invece l'immutabile essere che viaggia attraverso il cielo universale della vita e della morte. E anche la scrittura è scientificamente lucida, limpidissima, per nulla filosofica, priva di qualsiasi pedanteria tecnicistica. Per tutto questo si riconobbe più nei filosofi lontani nel tempo. Il più 'suo' fu Giordano Bruno, ma anche Lucrezione e Epicuro, Leibnitz e Fontanelle, devono riconoscersi come suoi maestri. Solo un libro del suo tempo lo sconvolse e fu Forza e materia di Ludwig Buchner (1824- 1895). Questo medico e filosofo tedesco gli ispirò la prima fede nella forza e nella natura, che infiniti ed eterni agiscono inseparabilmente. Nutrito di quel pensiero materialista, riscattato dal sentimento, combatté perché gli atei non fossero avversati, e fossero invece riconosciuti come felici ed infelici insieme. Felici dell'autonomia e infelici della solitudine e delle persecuzioni. Nulla fu facile per questo stoico, ascettico, pessimista. Né la vita fisica che si trascinò tutta la sua gracilità di bambino né la vita dell'intellettuale e del professore. L'intellettuale visse nascosto, defilato dalla vita pubblica. L'insegnante vestì l'abito dell'educatore e avrebbe sentito orrore a farsi chiamare operatore scolastico'. E anche la cattedra umile, quella delle scuole tecniche, corrispose alla sua gelosa misura. Ma riuscì come pochi a trapassare da Leopardi a Manzoni, dal Vecchio Testamento all'Imitazione di Cristo. Quando ritornò a Villaurbana, ai piedi del Montiferru, continuò a passeggiare come aveva fatto una volta a Parigi, sempre guardando più lontano. Quì d'altronde aveva contemplato i cieli da bambino e li ritrovava uguali, immacolati ed eterni. Mentre per il paese e fra i viottoli di campagna, lo accompagnava Agostino Garau, che ancora lo ricorda. E questa memoria storica di Villaurbana che ha tante volte tentato di abbattere le muraglie che hanno incarcerato Antioco Zucca.
Qualcosa, anche con Alberto Granese e Diego Are, si è sbilanciata, ma appena un poco, per poter dire che questo filosofo che non è stato crociano e non è stato marxista riesca almeno adesso ad emergere, che si sono buttate all'aria tutte le filosofie idealistiche e soprattutto tutte le ideologie totalizzanti. Chissà se può riuscirvi il libro uscito di fresco, che raccoglie la più ricca esplorazione che sia stata compiuta del filosofo:Antioco Zucca un filosofo sconosciuto di Antonio Pinna (2 D Editrice Mediterraneo). ANTONIO ROMAGNINO"

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 : Realizzare un portale istituzionale
Inviato da Francesco Urru il 25/3/2010 11:55:44 (2099 letture)

Navigando sulla rete ho trovato e vi propongo la lettura di questo interessantissimo pezzo scritto da Salvatore Mulliri:
http://www.isolavirtuale.it/index.php/portali-istituzionali/57-realizzare-un-portale-istituzionale

Realizzare un portale istituzionale
Scritto da Salvatore Mulliri

La realizzazione di un portale istituzionale è la sfida più complessa per il web-designer. La difficoltà maggiore sta non tanto nel capire come il committente-istituzione vorrebbe presentarsi nel web (tutti vorrebbero apparire affidabili-rapidi-efficienti, ma anche simpatici-disponibili-moderni), quanto nel prevedere quello che gli utenti del portale vorrebbero trovare in termini di servizi erogati e quali potrebbero essere le future esigenze. Il tutto ben mescolato in un attento mix tra autorevolezza e fruibilità. Detto in questa maniera sembra tutto molto semplice ma ci sono voluti parecchi anni per far capire alle istituzioni qual'era il modo migliore per presentarsi su internet.

Una storia di errori
All'epoca dell'esordio di Internet in Italia si prediligeva una presentazione descrittiva dell'istituzione (anche per la difficoltà di realizzare sistemi dinamici di web-publishing), molto spesso corredata da quel genere di interfaccia "simpatica" e variopinta che serviva a non terrorizzare l'utente della Rete alle prime armi. Non c'era la pressante ricerca di una migliore navigabilità perché si trattava di siti statici poco complessi e non interattivi. Questo modo di presentare l'istituzione in modo "simpatico" e con strizzatine d'occhio al fumetto e al marketing lasciava trapelare un'irritante condiscendenza nei confronti dell'utente in quanto non era frutto di un cambiamento della mentalità burocratica del sistema (con informazioni difficili da raggiungere e servizi al pubblico inesistenti o non funzionanti) ma cambiava solo l'immagine esteriore. In realtà lo scopo del sito internet istituzionale era solo quello di apparire e non quello di fornire servizi. Si realizzavano "portali" istituzionali per ottenere qualche articolo nel giornale o per un servizio nel TG. Come per dire: "Guardate come siamo bravi: ci stiamo modernizzando. Abbiamo persino il sito internet." Per fortuna questo periodo fu relativamente breve e si iniziò a pensare al portale istituzionale come veicolo di informazioni aggiornate.

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