In questi giorni ho ripensato a questo brano di Don Primo Mazzolari e sono rimasto colpito da quanta attualità c'è nella descrizione che fa di alcune parrocchie e dei suoi parrocchiani, ma, consentitemi l'esercizio, se sostituite le parole parrocchia con partito e parrocchiani con iscritti o base del partito e ancora sacerdote con politico, vi accorgerete che il senso rimane ancora vivo e calzante sulle realtà che abbiamo intorno.
"Occorre salvare la parrocchia dalla cinta che i piccoli fedeli le alzano allegramente intorno e che molti parroci, scambiandola per un argine, accettano riconoscenti. Per uscirne, ci vuole un laicato che veramente collabori e dei sacerdoti pronti ad accoglierne cordialmente l'opera rispettando quella felice, per quanto incompleta struttura spirituale, che fa il laicato capace d'operare religiosamente nell'ambiente in cui vive. Un grave pericolo è la clericalizzazione del laicato cattolico, cioè la sostituzione della mentalità propria del sacerdote a quella del laico, creando un duplicato d'assai scarso rendimento.
Non devesi confondere l'anima col metodo dell'apostolato. Il laico deve agire con la sua testa e con quel metodo che diventa fecondo perché legge e interpreta il bisogno religioso del proprio ambiente. Deformandolo, sia pure con l'intento di perfezionarlo, gli si toglie ogni efficacia là dove la Chiesa gli affida la missione. Il pericolo non è immaginario. In qualche parrocchia sono gli elementi meno vivi, meno intelligenti, meno simpatici che vengono scelti a collaboratori, purché docili e maneggevoli.
"Gli altri non si prestano". Non è sempre vero oppure l'accusa non è vera nel senso che le si vuol dare. In troppe parrocchie si ha paura dell'intelligenza, la quale vede con occhi propri, pensa con la propria testa e parla un suo linguaggio. I parrocchiani che dicono sempre di sì, che son sempre disposti ad applaudire, festeggiare e... mormorare non sono a lungo andare né simpatici né utili. Il figliuolo che nella parabola dice di no e poi va è molto più apostolo del fratello che accetta e non fa.