Politica nazionale : Di Pietro-sinistra uniti contro il lodo Alfano Al via la raccolta di firme. |
Inviato da Francesco Urru il 8/10/2008 15:20:56 (2801 letture) |
Di Pietro-sinistra uniti contro il lodo Alfano Al via la raccolta di firme. Ferrero: è finita la ritirata
E' iniziata l'offensiva d'autunno. Anzi, per dirla con Paolo Ferrero, «è finita la ritirata»: la sinistra torna in piazza, torna a farsi sentire; insomma, si muove. E la notizia è che lo fa unita (Pd a parte, of course), segno che sui temi concreti e specifici si possono trovare convergenze politiche e superare divisioni. Ieri, alla conferenza stampa di lancio della raccolta delle firme per il referendum contro il lodo Alfano, accanto ad Antonio Di Pietro (padre dell'iniziativa), c'erano Carlo Leoni (Sinistra democratica), Manuela Palermi (Pdci), il prodiano Arturo Parisi (Pd) e lo stesso segretario del Prc. Tutti per uno, se non uno per tutti, contro la "giustizia di casta", contro una legge che serve ad «assicurare l'impunità permanente a Berlusconi».
Si comincia l'11 ottobre. Il leader dell'Italia dei valori sarà nella "sua" piazza Navona: «La raccolta delle firme per abrogare il lodo Alfano continuerà fino alla fine dell'anno, con consegna alla Corte di cassazione l'8 gennaio», spiega Di Pietro. Prc, Pdci e Sd (ma non solo loro), invece, saranno a piazza Esedra, per poi sfilare fino alla Bocca della verità: due piazze separate, ma già si pensa ad un gesto simbolico che unisca le due iniziative. Perché l'obiettivo è lo stesso e non ci saranno «timbri di primogeniture».
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In edicola : DECRETI E "LODI" RENDONO IMPERFETTA LA DEMOCRAZIA |
Inviato da Francesco Urru il 7/10/2008 21:08:33 (2184 letture) |
L'editoriale del periodico Famiglia Cristiana attualmente in edicola:
 CON UN PARLAMENTO ESAUTORATO E LA MAGISTRATURA RESA INNOCUA
DECRETI E "LODI" RENDONO IMPERFETTA LA DEMOCRAZIA
Siamo forse di fronte a un tentativo di trasformare la Repubblica in cui la sovranità appartiene al popolo in una forma di Stato in cui l'equilibrio si sbilancia a favore del Governo.
Le polemiche della scorsa estate, in cui è stata coinvolta anche Famiglia Cristiana, continuano ad avere un senso anche di là dall’occasionale contingenza che le ha suscitate (qualche critica a decisioni governative in tema di immigrazione) e dai riferimenti a una vicenda storica chiusa da decenni, ma non del tutto archiviata a causa di rigurgiti razzisti che a una parte dell’opinione pubblica sembrano richiamarla: il fascismo.
Non per nulla è appena uscito il libro di un giovane studioso di storia, Francesco Cassata, dal titolo La difesa della razza (Einaudi, 411 pagine, 34 euro), come si chiamava la rivista fondata nel 1938 da Telesio Interlandi in coincidenza con le leggi di discriminazione degli ebrei in Italia.
Di là da queste ragioni, il senso di quelle polemiche nasce dal fatto che siamo forse di fronte al tentativo di trasformare la Repubblica in cui «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nella forma e nei limiti della Costituzione» (art. 2 comma 2 della stessa Carta), ma in cui i poteri sono bilanciati fra Parlamento (cioè i partiti) e Governo in modo tale che nessuno dei due possa prevaricare sull’altro, in una forma di Stato in cui quell’equilibrio si sbilancia a favore del Governo.
Berlusconi dice chiaramente come la pensa: «I cittadini non hanno votato i partiti, ma il Governo», e ripete spesso il suo convincimento fondamentale, più o meno con queste parole: governiamo con il consenso dei cittadini, confermato dai sondaggi che ci danno in aumento di popolarità dopo ogni decisione che prendiamo. Non possiamo perdere troppo tempo in discussioni parlamentari sui disegni di legge, «i requisiti di necessità e urgenza per i quali si può utilizzare il decreto legge ci sono sempre».
Una prova concreta di questa diminuita disponibilità del Governo a considerare le Camere come elementi indispensabili nella formulazione delle leggi appare lo scarso peso che a esse è attribuito nella realizzazione del federalismo fiscale, la cui leggequadro va approvata entro la fine di quest’anno, mentre i successivi decreti attuativi, fondati sulla "cifratura" statistica dei rapporti fra la finanza centrale e quelle locali, vengono affidati a una commissione super partes, dei cui risultati, a quanto sembra, il Parlamento sarà soltanto "informato", e non nelle due rispettive assemblee, ma solo nella commissione bicamerale per le questioni regionali.
Che poi l’attuale maggioranza intenda garantirsi sempre di più nei confronti di un altro potere istituzionale, la magistratura, lo dimostra il "lodo" proposto per estendere ai ministri l’immunità giudiziaria delle quattro più alte autorità dello Stato appena approvata dal Parlamento (ma contestata da un tribunale milanese alla Corte costituzionale).
In realtà, ciò che è in discussione è la democrazia parlamentare come la conosciamo da decenni. Una discussione, cominciata da Tangentopoli, ha prodotto una maggioranza popolare attirata dal "decisionismo" di un leader carismatico ostile a quel tipo di democrazia, che intende sostituire passando "dal bipolarismo al bipartitismo" e confermando in pieno l’attuale legge elettorale con liste bloccate senza preferenze e un’alta soglia di sbarramento.
Dall’altra parte gli danno di continuo una mano: come ad esempio fa la maggioranza regionale piemontese di Centrosinistra, proponendo il finanziamento pubblico di luoghi di vacanza per nudisti "per attirare più turisti". Proprio mentre il ministro Gelmini chiede alle studentesse il ritorno al grembiule, fra il plauso dei benpensanti.
Beppe Del Colle |
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Punto critico : CATTOLICI IN POLITICA: RESPONSABILI E COERENTI O ZITTITI E INSIGNIFICANTI? |
Inviato da Francesco Urru il 7/10/2008 21:00:46 (2325 letture) |
 Dal sito del periodico "Famiglia Cristiana" leggo e vi riporto quanto segue:
DALLA DELEGA IN BIANCO AI "PECCATI DI OMISSIONE"
Scrive padre Sorge: «La destra ha avuto buon gioco nel presentarsi come garante dell'ordine pubblico, promettendo "pugno di ferro" e "tolleranza zero". Se è stato determinante per vincere le elezioni, ora si ritorce negativamente sull'azione del Governo».
Possiamo dire così: «Oscuramento del principio di uguaglianza». Non è ancora razzismo dichiarato, ma ci siamo quasi. Mettendo in fila gli ultimi nefandi fatti di cronaca (inquietanti per un Paese civile!), colpisce l’assenza di una condanna unanime e inequivoca: dalla violenza dei vigili di Parma al cinese massacrato di botte, fino ad Abdul sprangato a morte a Milano per un pacco di biscotti.
C’è un nemico "sostanziale" che l’Italia ha individuato. Ci sono uomini e donne considerati un po’ meno degli altri. Siamo sulla terribile strada che offende la dignità umana. Eppure, ci si affretta a dire che non siamo razzisti, si tratta solo di sgradevoli episodi. Sempre più, in realtà, straniero è uguale a delinquente, come se il crimine fosse iscritto nel loro codice genetico. S’è accorto del rischio anche Fini: «Occorre avere l’onestà intellettuale di ammettere che ci sono numerosi episodi di violenza, xenofobia e razzismo. Negarlo sarebbe sbagliato». E anche Napolitano ha riconosciuto che occorre «solidarietà agli immigrati e superamento del razzismo».
Ma c’è chi soffia sull’intolleranza verso chi ha la "pelle nera", chiamandolo, con disprezzo, «sporco negro».
E non ce ne vergogniamo. Anzi. Applaudiamo anche ai provvedimenti contro la prostituzione, ma chi si preoccupa delle "schiave del sesso", tolte dalle strade sì, ma rese invisibili e più sfruttate?
«Il mio sangue è rosso come il tuo», ha scritto un ragazzo nero a Napoli, ma facciamo fatica a capirlo. In giro si respira troppo odio, alimentato da un linguaggio che mortifica e offende.
È vero, esistono gravi problemi di integrazione e di rispetto della legalità. Ma non è una buona soluzione la "politica al ribasso", che mira all’espulsione o a provvedimenti che soddisfano l’emotività degli elettori («ripuliremo Roma da tutti gli immigrati»). Il "pugno di ferro" e la "tolleranza zero", prima o poi, si trasformano in un crudele e terribile boomerang, che accresce ancor più l’insicurezza e la paura.
Come cittadini, ma soprattutto come cristiani, è triste assistere inerti e silenziosi (o zittiti) di fronte al tarlo del razzismo, corrosivo dell’umana e civile convivenza. Non ci riguarda? O forse, come il fariseo del Vangelo, ringraziamo Dio di non essere nati rom o negri? Chi è oggi il "nostro prossimo"? Ci dice ancora qualcosa la parabola del "buon samaritano"?
Cristiani sì, ma viviamo come se il Vangelo non esista, quasi che sui "valori" si possa patteggiare o chiedere un forte sconto per paura, convenienza o disciplina di partito. Per i cristiani, i valori dell’accoglienza e della carità non sono negoziabili, perché saremo giudicati sul comandamento dell’amore.
Come scrive padre Sorge, molti cattolici «oggi sono perplessi di fronte a scelte che si discostano dallo spirito cristiano e da quello della Costituzione», in entrambi gli schieramenti. Sono cattolici delusi, che non possono in alcun modo rassegnarsi, investiti dalla responsabilità di «costruire un giusto ordine nella società». Dalla crisi di fiducia, oggi è possibile cogliere un «momento favorevole di rinnovamento» per costruire una "buona politica". È troppo chiedere ai politici cattolici, ovunque schierati, di «dire qualcosa di veramente cristiano», evitando il rischio «d’essere zittiti o di divenire insignificanti all’interno di formazioni dove un vero confronto è spesso impossibile o infruttuoso»?
La delega in bianco, come ricorda padre Sorge, non è lecita a nessuno, ma per i cristiani è un vero "peccato d’omissione".
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Politica Regionale : Referendum, quorum mancato: a Villaurbana affluenza superiore al 26% |
Inviato da Francesco Urru il 5/10/2008 23:40:00 (2701 letture) |
Dalla Nuova Sardegna online "Fallita la spallata alla giunta Soru L'appello di Silvio Berlusconi non è stato sufficiente. Il centrodestra sardo manca la spallata al governatore Renato Soru e alla sua giunta. È lontanissimo dal quorum il referendum voluto dal Pdl per abrogare la legge salvacoste e le norme sulla gestione delle risorse idriche e sulla tariffa unica dell'acqua. Alle 19 è andato a votare circa il 14,2% dei sardi e fino alle 22 non si sono viste code ai seggi In Sardegna ha vinto ancora una volta l'astensionismo ai Referendum. Ha invece perso il Pdl Sardo che ha mancato la spallata a Renato Soru. Nonostante sia sceso in campo lo stesso Silvio Berlusconi, i tre referendum per abrogare la cosiddetta Legge salvacoste e alcuni articoli della norma sulla gestione dell'acqua nell'isola (gestore unico e tariffa unica) sono lontanissimi dal raggiungere il quorum. A votare entro le 19 è andato circa il 14,2% dei sardi, cioè quasi 202 mila cittadini rispetto ai 1.471.797 che ne avevano diritto. Perché i referendum fossero validi dovevano votare poco più di 500 mila elettori e fino alle 22 non si sono viste code ai seggi referendari.
L'appello di Berlusconi non basta. Le consultazioni referendarie si sono vissute in un clima di forte contrapposizione fra gli schieramenti. In effetti erano il preludio di una intensa campagna elettorale per le Regionali 2009. Il Centrodestra al di là dei quesiti referendari ha caricato il voto di significati politici per cui si chiedeva nelle pubblicità e negli spot televisivi un "Si, per la Sardegna". Cioè contro una legge (la cosiddetta salvacoste), pilastro del Piano paesaggistico, che causa danni perché, second il centrodestra, "esclude Comuni e cittadini dalla pianificazione del territorio e impedisce un giusto sviluppo". In campo è sceso anche Silvio Berlusconi che ha invitato ad andare a votare.
Astensione confermata. La discesa in campo del presidente del Consiglio è stata l´ultima mossa di un centrodestra già consapevole del fatto che il quorum sarebbe stato difficile da raggiungere. Nelle consultazioni referendarie degli ultimi anni nell'isola non si è mai raggiunto il quorum. Circa un anno fa per il referendum sulla Legge Statutaria votò il 15% degli elettori, mentre nel 2005 per il no alle scorie-rifiuti in Sardegna si sfiorò il 27%. Ora il 14,2% delle ore 19 conferma quanto l'apatia sia una norma.
La Giunta Soru regge. Alla fine si è trattato di un test significativo per la Giunta guidata da Renato Soru che aveva voluto le norme contestate dal centrodestra. In questi giorni il Governatore non era entrato nella polemica e si era limitato a osservare l´inutilità dei referendum e a stigmatizzare lo spreco di risorse. " Fin qui l'articolo della Nuova Sardegna, per quanto riguarda Villaurbana la percentuale dei votanti, alla chiusura dei seggi alle 22, era nelle due sezione la seguente : Sezione 1: 31% Sezione 2: 26% La percentuale complessiva dei votanti è stata del 29,03% con 455 elettori che hanno esercitato il diritto di voto. Il dettaglio dei tre quesiti Referendari è il seguente: Primo Quesito "Ambito unico": Votanti: 29,03% 455 SI: 95,30% (426) NO: 4,69% (21) Bianche: 6 Nulle: 2 Secondo quesito "Ambito unico": Votanti: 29,03% 455 SI: 95,96% (428)voti NO: 4,03% (18) voti schede Bianche: 7 schede Nulle: 2 Terzo quesito "Abrogazione Legge Salvacoste": Votanti: 29,03% (455) SI: 91,49% (409) NO: 8,50% (38) Bianche: 4 Nulle: 4 Dati ben superiori alla media Regionale ma comunque al di sotto del quorum necessario a rendere valido l'esito dei quesiti referendari. |
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Spettacoli e manifestazioni : Undicesima Sagra de "Su Pani Fattu in Domu" 25 e 26 Ottobre 2008 |
Inviato da Francesco Urru il 3/10/2008 12:34:01 (3991 letture) |
 Intendiamo proporre la Sagra de "Su Pani Fattu in Domu" (Sagra del pane fatto in casa con il lievito naturale), giunta orgogliosamente alla undicesima edizione, in una nuova veste ancora più coinvolgente. In una suggestiva cornice che includerà tutto il centro storico di Villaurbana intendiamo farvi conoscere ancora di più la nostra gastronomia e le nostre tradizioni. Con la collaborazione di tutti i concittadini il 25 e 26 Ottobre 2008 Villaurbana metterà ancora una volta in piazza i suoi saperi e li condividerà con quanti hanno gioia nel conoscere e gustare la genuina Sardegna fatta di prodotti tipici e tradizionale ospitalità.
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