Il tradizionale costume del passato era tanto caratteristico da dare fascino alla gente che indossava e ricchezza di colori al paesaggio sardo. Col passare del tempo l'uso del costume è stato sostituito dagli attuali abiti.Il primo a scomparire è stato quello maschile infatti subito dopo la prima guerra mondiale,molti uomini avevano già cambiato il loro di vestire,tranne che per il copricapo "sa berretta";esso è stato l'indumento che più ha resistito nel tempo. E più tardi intorno al 1930-'35 solo qualche nonno indossava ancora, al completo, il primitivo costume.
L'ABBIGLIAMENTO MASCHILE Barritta: berretto frigio a cono di panno nero ripiegato in due piani sopra il capo. Camisa: camicia in tela confezionata col telaio sardo, con "su tzugareddu" (colletto)chiuso a bottoni gemelli. Croppettu: corpetto o gilet di panno nero confezionato a doppio petto con bottoni di metallo. Besti bianca: farsetto di pelle di capra o di pecora, conciata all'esterno, aperto davanti, che si usa ora col pelo all'interno, ora all'esterno. Muncadori frontali: elegante fazzoletto in tibet (tibbeu) o lana con fiorami a colori che cingeva la testa dalla fronte alla nuca per tenere stretta "sa berretta" Crazzonis De Pannu Biancu: calzoni confezionati in lino, di colore bianco, tanto da sembrare ampie mutande che, allacciate alla vita, sotto il calzone detto "arroda",andavano poi infilati sotto gli stivali. Crazoni Di Arroda: gonnellino d'orbace, nero corto e piegato. Crazzas: ghette d'orbace di colore nero o di cuoio a modo di gambale.
L'ABBIGLIAMENTO FEMINILE Muncador'e conca: fazzoletto in seta o tibet, con lembi pendenti sul seno. Turbanti : piccolo fazzoletto in setino rosso che messo prima del normale fazzoletto, avvolgeva strette le trecce. Camisa : camicia con petto finemente ricamato a mano e colletto ugualmente ricamato, con chiusa a bottoni gemelli in oro o argento. Imbustu de broccau :corsetto in drappo di seta, tessuto a motivi in rilievo con fili d'oro o d'argento. Muncador'e tzugu :elegante fazzoletto in seta o tibet a fiorami, indossato a giro del collo, i due lembi pendenti andavano poi ripiegati sotto l'orlo del corsetto. Gunedda :gonna in settino dorato, accuratamente pieghettata lunga fino ai piedi.
Gunedda di asuta :gonna che si indossava sotto la normale gonna confezionata con stoffe ordinarie denominate in gergo locale "callancau, panneddu talletta" Panneddu :grembiule in raso o seta marroncino con fiorami, che si cingeva alla vita e andava poco più giù delle ginocchia. Gipponi :giubbetto confezionato in seta generalmente scura e guarnito in trina o merletto corto dietro (schinzau) come il corsetto. Muncador'e ghettu: si trattava di un ampio fazzoletto detto anche "muncadori tanau" confezionato in seta scura o marron a fiorami, si usava nei giorni festivi per andare a messa o uscire fuori residenza.

"I ballus de prazza" (I balli pubblici)

L'unico diversivo per la gioventù di un tempo era quello dei "Ballus" (balli) in piazza. Tutti i pomeriggi della domenica e degli altri giorni festivi, i giovani ragazzi si riunivano nella piazza centrale del paese per il tradizionale trattenimento musicale! Il fisarmonicista detto "su sonadori" non mancava all'appuntamento in quanto era legato da tale impegno mediante il contatto annuo. Egli si recava nel paese in cui aveva stipulato il contratto con la gioventù; puntuale nel pomeriggio del sabato per poter essere disponibile all'ora in cui si doveva uscire per fare la serenata alle ragazze, quale invito a ballare nel pomeriggio della domenica seguente . Il compenso che ogni giovane ballerino era tenuto a versare a " su sonatori" consisteva in mezzo storello di grano all'anno ( una guerra'e trigu). Dopo il raccolto delle derrate agricole, un apposito comitato formatosi fra gli stessi ballerini, passava di casa in casa con un carro a buoi accompagnato dal suono della fisarmonica per ritirare il salario dovuto a "su sonatori".