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Fatti e avvenimenti del Paese su cui riflettere per agire meglio.
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Punto critico : I compiti del laicato e.... della base
Inviato da Francesco Urru il 25/1/2008 0:24:30 (2154 letture)

In questi giorni ho ripensato a questo brano di Don Primo Mazzolari e sono rimasto colpito da quanta attualità c'è nella descrizione che fa di alcune parrocchie e dei suoi parrocchiani, ma, consentitemi l'esercizio, se sostituite le parole parrocchia con partito e parrocchiani con iscritti o base del partito e ancora sacerdote con politico, vi accorgerete che il senso rimane ancora vivo e calzante sulle realtà che abbiamo intorno.

"Occorre salvare la parrocchia dalla cinta che i piccoli fedeli le alzano allegramente intorno e che molti parroci, scambiandola per un argine, accettano riconoscenti. Per uscirne, ci vuole un laicato che veramente collabori e dei sacerdoti pronti ad accoglierne cordialmente l'opera rispettando quella felice, per quanto incompleta struttura spirituale, che fa il laicato capace d'operare religiosamente nell'ambiente in cui vive. Un grave pericolo è la clericalizzazione del laicato cattolico, cioè la sostituzione della mentalità propria del sacerdote a quella del laico, creando un duplicato d'assai scarso rendimento.

Non devesi confondere l'anima col metodo dell'apostolato. Il laico deve agire con la sua testa e con quel metodo che diventa fecondo perché legge e interpreta il bisogno religioso del proprio ambiente. Deformandolo, sia pure con l'intento di perfezionarlo, gli si toglie ogni efficacia là dove la Chiesa gli affida la missione. Il pericolo non è immaginario. In qualche parrocchia sono gli elementi meno vivi, meno intelligenti, meno simpatici che vengono scelti a collaboratori, purché docili e maneggevoli.

"Gli altri non si prestano". Non è sempre vero oppure l'accusa non è vera nel senso che le si vuol dare. In troppe parrocchie si ha paura dell'intelligenza, la quale vede con occhi propri, pensa con la propria testa e parla un suo linguaggio. I parrocchiani che dicono sempre di sì, che son sempre disposti ad applaudire, festeggiare e... mormorare non sono a lungo andare né simpatici né utili. Il figliuolo che nella parabola dice di no e poi va è molto più apostolo del fratello che accetta e non fa.

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Punto critico : 
Inviato da Francesco Urru il 14/1/2008 17:39:28 (2100 letture)


“Imbrocchiamola!” è l’invito a reagire, come consumatori critici, a chi sta tentando di obbligarci a bere sempre acqua in bottiglia, riportando invece sulle tavole le vecchie brocche riempite di acqua del rubinetto.
In Italia siamo i primatisti mondiali nel consumo di acque minerali. Le grandi marche dell’imbottigliamento ringraziano, e condizionano le nostre vite. Ci infliggono mal di schiena e stimmate alle mani conseguenti al trasporto in casa delle pesantissime confezioni da sei bottiglie da un litro e mezzo.

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Punto critico : La difesa della povera gente
Inviato da Francesco Urru il 14/1/2008 12:14:04 (3139 letture)



Da un sito dedicato a Giorgio La Pira leggo e riporto questo interessante passo dedicato alla condizione dei disoccupati e dei poveri:

La difesa della povera gente

(…) Forse che le parole di Gesù -«I poveri li avrete sempre con voi»- legittimano in qualche modo una struttura sociale -economica, finanziaria, politica- che ha tollerato nel passato e tollera nel presente, in dimensioni ancora così vaste, il cancro della disoccupazione e della miseria?
No: i poveri non sono una Eucaristia sociale (il carissimo e rimpianto Don Moresco non poteva che dire questo: che un cristiano deve avere tanto desiderio di eliminare la disoccupazione e la miseria quanto ne ha -o dovrebbe averne- di ricevere Cristo nella sua anima}: essi sono il documento vivente, doloroso, di una iniquità nella quale si intesse l'organismo sociale che li genera: sono il segno inequivocabile di uno squilibrio tremendo -il più grave fra gli squilibri umani dopo quello del peccato- insito nelle strutture del sistema economico e sociale del paese che li tollera: essi sono la testimonianza della ulteriore sofferenza che gli uomini (i credenti) infliggono a Cristo medesimo («lo avete fatto a me»): essi sono l'eco sempre viva e sempre preoccupante di quelle parole così dure che l'apostolo S. Giacomo ha pronunziato (mi si perdoni la citazione, non è rivolta a nessuno, ma è monito inequivocabile per tutti): «Ebbene adesso, o ricchi, piangete, urlate a motivo delle miserie che verranno sopra di voi: le vostre ricchezze si sono imputridite e le vostre vestimenta sono state rose dalle tignole. L'oro e l'argento vostro è arrugginito e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi, e quasi fuoco divorerà le vostre carni».
E i «ricchi» non sono soltanto i «privati ricchi», sono anche, e soprattutto, coloro che possiedono le leve dell'economia, della finanza e della politica: coloro, cioè, che sono stati posti a capo della famiglia, dispensatori fedeli e prudenti, destinati a un solo scopo: dare a tutti il lavoro ed il cibo al tempo opportuno.

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Punto critico : Un Progetto scientifico per il Museo del Pane.
 Inviato da Francesco Urru il 8/1/2008 2:00:00 (5779 letture)
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Punto critico : Termovalorizzatori in Sardegna?
Inviato da Francesco Urru il 7/1/2008 2:30:00 (3516 letture)

Alla luce della recente emergenza riifiuti della Campania e della prevista chiusura della discarica di "BAU CRABONI", abbiamo voluto approfondire l'argomento termovalorizzatori per verificare il loro reale impatto ambientale.

Abbiamo così scoperto che:

In presenza di cloro nei rifiuti introdotti, nelle fasi di post-combustione si formano variabili quantità di acido cloridrico(sostanza ad alta corrosività) e di molecole altamente tossiche come i furani e le diossine.

Negli Stati Uniti i termovalorizzatori sono considerati la maggior fonte di emissioni di diossina.

La Convenzione di Stoccolma del maggio 2001, a cui hanno aderito 91 paesi, al fine di giungere alla graduale eliminazione degli inquinanti organici persistenti (POP), un gruppo di composti chimici considerati fra i più tossici e persistenti, tra cui le diossine, auspica il bando totale dell'incenerimento dei rifiuti considerata una delle principali fonti di emissione delle diossine.

In particolare, i limiti imposti dalla CEE sulle emissioni di diossine (0.1 nanogrammi per metro cubo), non sono sinonimo di sicurezza come si vuol far credere, ma solo di minor rischio sanitario; tali valori corrispondono semplicemente alle concentrazioni medie ottenibili applicando le migliori tecniche presenti sul mercato.

Inquinanti come le diossine si concentrano lungo la catena alimentare essendo molto stabili, in particolare nel latte, nelle carni e nei pesci. Le valutazioni del rischio per queste sostanze devono tenere conto della quantità di diossina emessa durante l’arco di vita dell’inceneritore, dell’emivita del composto (oltre 20 anni), dei fattori di concentrazione e del contributo delle altre fonti ad es. le decine di termovalorizzatori che verranno costruiti sul territorio nazionale e le cui emissioni possono essere trasportate a lunga distanza, sommandosi a quelle prodotte dagli oltre 50 termovalorizzatori per rifiuti solidi urbani già presenti sul territorio nazionale.

Altri materiali e prodotti che aumentano la produzione di sostanze pericolose negli inceneritori sono i prodotti elettronici, metalli e prodotti come il PVC. Valutazioni simili occorre fare per i metalli pesanti quali cadmio, mercurio e piombo che vengono trasformati dalle reazioni che avvengono all’interno dell’inceneritore in composti molto tossici. Le previsioni di emissione sono per un inceneritore di ultima generazione di circa 300 kg. all’anno di metalli pesanti.

La varietà dei materiali introdotti nel combustore data la complessità del rifiuto raccolto, e l’impossibilità di escludere che all’incenerimento finiscano solventi clorurati, pesticidi, PVC e consimili, inchiostri, vernici, farmaci e metalli, Clorofluorocarboni degli spray, bifenili policlorinati (PCBs) usati nei trasformatori e negli impregnanti del legno, rende la miscela di combustione molto pericolosa.

Abbiamo preso in esame un impianto di incenerimento similare, e abbiamo scoperto che esso emette giornalmente circa sette milioni di metri cubi di fumi, 50 kg di polveri fini che corrispondono alle emissioni di una vettura diesel dopo aver percorso 600.000 chilometri (come avere in città decine di migliaia di autovetture).

I termovalorizzatori vengono proposti come soluzione “soffice” di smaltimento dei rifiuti, spesso propagandati con opuscoli patinati dove sono raffigurate delle bianche “cattedrali” immerse a meraviglia nell’ambiente rurale o ben inserite in quello urbano. Si citano risultati appaganti sul fronte della gestione e della sicurezza degli impianti, salvo poi ammettere in convegni internazionali che oltre il 90% degli impianti europei ed americani deve essere riprogettato e ricostruito per non superare gli standard di emissione più ristretti previsti dalle nuove normative. Nel frattempo gli impianti esistenti continuano a funzionare indisturbati, spesso con controlli insufficienti e continuano a contaminare pesantemente le catene alimentari con gli effetti che stiamo vedendo sugli apparati endocrini dell’uomo e degli animali. I sostenitori delle politiche di incenerimento continuano a parlare di tecnologia sicura e citano studi condotti e finanziati da industrie che operano pesantemente sul settore.

Si evita di far presente che i processi di incenerimento non sono in grado di distruggere la materia, ma solo di modificare la composizione e la tossicità del rifiuto incenerito. Lavoisier diceva: ”Nulla si crea e nulla si distrugge” (la somma dei pesi ponderali delle sostanze introdotte in un “bruciatore” è uguale all’inizio e alla fine della reazione). Nulla trapela sulle sintesi chimiche che avvengono inevitabilmente all’interno dei termovalorizzatori e sul fatto che in realtà il volume dei rifiuti introdotti aumenta una volta incenerito se consideriamo la miscelazione con l'aria per la combustione. A temperature comprese trai i 400 ed i 1600 °C, le molecole organiche complesse si degradano fino alla loro struttura atomica; nel periodo di abbattimento della temperatura dei fumi di camino e nelle fasi di fuoriuscita alcuni atomi si ricombinano, per formare nuovi e spesso più tossici composti.

I gas di combustione che si formano contengono sostanze chimiche molto pericolose quali i furani (PCDFs) e le diossine (PCDDs), cloroformio, esaclorobenzene (prodotto di degradazione dei PCBs), tetracloroetilene, Policlorobifenili (PCBs), formaldeide e fosgene e metalli come l’arsenico, il berillio, cadmio,cromo (carcinogeni) ed antimonio, bario, piombo, mercurio, tallio, argento (non carcinogeni). L’incenerimento è in grado di modificare lo stato del metallo da elementare alle forme ossidate o sotto forma di complessi organometallici. I metalli possono passare dalla forma solida ad uno stato di fine vapore. Molti degli ossidi che si formano durante l’incenerimento sono più tossici delle forme elementari introdotte in caldaia. La vaporizzazione dei metalli, rendendoli più leggeri, favorisce la loro dispersione aerea e la loro inalazione ed ingestione. Il monitoraggio dei metalli emessi dagli impianti di incenerimento è molto difficile. Molto spesso si eseguono dei campionamenti per brevi periodi.

Il Particolato (PM) viene misurato per regolare i filtri ed eventualmente aumentare o ridurre la permeabilità. Non si tiene conto del fatto che “la polvere” per se stessa è altamente pericolosa in quanto spesso adsorbe composti tossici organici e metalli e rappresenta un vettore di sostanze altamente tossiche. Altri PICs si formano per ricombinazione, ovvero prodotti di reazione. Queste sostanze hanno normalmente alti pesi molecolari: Alcuni esmpi sono il naftalene, fluorantano ed il pirene. Un terzo tipo di PICs è rappresentato da frammenti semplici che si formano in tutte le combustioni di composti organici: Questi frammenti sono a basso peso molecolare, ad esempio il cloroformio, il tetracloruro di carbonio, il tricloroetilene(TCE), tetracloroetilene, benzene, fenolo, toluene e clorobenzene.

I sistemi di abbattimento degli inquinanti, attualmente presenti nei termovalorizzatori di nuova generazione, neutralizzano essenzialmente l’acido cloridrico e fluoridrico e rimuovono il particolato prima che questo lasci il camino di emissione. Gli abbattitori ad umido “lavano” i gas alla base del camino, i filtri elettrostatici catturano il particolato. I sistemi di abbattimento ed i filtri non sono in grado di distruggere il rifiuto incombusto, di prevenire la formazione di nuovi composti tossici durante la combustione e di eliminare le fasi di maneggiamento di materiali tossici raccolti dai filtri. I sistemi di abbattimento delle emissione concentrano le sostanze emesse durante la combustione sotto forma di polveri altamente contaminate e scorie tossiche che ritroviamo in discarica oppure più o meno depurate nei fiumi nel caso dei liquidi di lavaggio negli abbattitori ad umido. Circa il 30% del peso iniziale del rifiuto si ritrova alla fine del ciclo di combustione sotto forma di ceneri altamente contaminate.

L’inceneritore non annulla le discariche, al contrario richiede una discarica di tipo speciale per le ceneri residue, che ammontano in peso a circa il 30% dei rifiuti bruciati (per ogni tonnellata di rifiuti 300 Kg di ceneri tossico-nocive).

Non esistono sistemi di misurazione completa e continua degli inquinanti emessi da i termovalorizzatori; al contrario i test di efficienza degli impianti vengono condotti prelevando campioni sui quali vengono fatte analisi dalle quali ricavare 1) Efficienza di combustione (CE) 2) Efficienza di distruzione e rimozione (DRE) entrambe calcolate più per capire le performance dell’impianto e non per verificare la pericolosità delle emissioni.

I termovalorizzatori non portano alcun beneficio alle popolazioni dei territori che li ospitano, neppure sotto il profilo occupazionale. L’affermazione vale in generale anche per altre attività connesse allo stoccaggio ed al trattamento dei rifiuti industriali. I lavori che questo tipo di impianti offrono sono molto pericolosi.

Per quanto riguarda i costi per la realizzazione dell’impianto non esistono dati attendibili e aggiornati, ma la stima è che un inceneritore da 400 tonnellate/giorno costi da 200 a 300 miliardi; peraltro i costi sono destinati a lievitare in conseguenza di norme e standard di emissione e di sicurezza più severi. Per questo ogni stima è comunque soggetta ad essere corretta verso l’alto.

Quanto viene immesso nell’inceneritore non sparisce, ma ne esce in forma di :
emissioni gassose dal camino ( che vanno nell’aria);
ceneri residue (che devono essere smaltite);
acque di scarico (che devono essere trattate).

Più precisamente, per ogni tonnellata di rifiuti bruciata, un inceneritore produce :

1 tonnellata di fumi immessi in atmosfera;
280/300 Kg di ceneri "solide";
30 Kg di "ceneri volanti";
650 Kg di acqua di scarico;
25 Kg di gesso.

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